Il pranzo dei poeti a Roma. Anche i più grandi geni della letteratura hanno bisogno di un po’ di convivialità per poter esprimere al meglio il loro talento ma anche noi anime inquiete. Romanzo di fantasia by Grullo su Pablo Neruda Ugo Foscolo e Giacomo Leopardi pranzano insieme in una trattoria romana.
In una trattoria romana, tra odori di pasta al sugo e risate sguaiate, si consumava un pranzo davvero singolare.
Seduti attorno ad un tavolo apparecchiato con tovaglia a quadri, tre figure iconiche della letteratura italiana si fronteggiavano: Pablo Neruda, con il suo sguardo passionale e la sua voce tonante, Ugo Foscolo, con la sua aria malinconica e il suo fare da dandy, e Giacomo Leopardi, con la sua schiena curva e il suo sguardo fisso nel vuoto.
Tra loro, una tavola imbandita con le specialità della casa: spaghetti alla carbonara, saltimbocca alla romana e tiramisù.
Un pasto non proprio consono alla loro fama di poeti raffinati, ma che in qualche modo sembrava unire tre mondi così diversi.
Neruda, con la sua verve tipica, raccontava aneddoti piccanti delle sue avventure amorose, mentre Foscolo, con la sua vena ironica, lo prendeva in giro bonariamente. Leopardi, per lo più in silenzio, assaporava i piatti con gusto, ogni tanto lanciando qualche commento filosofico sulla natura effimera della vita.
“Amici miei”, disse Neruda ad un certo punto, alzando il bicchiere di vino rosso, “brindiamo alla poesia!
A questa nostra arte divina che ci permette di esprimere le nostre emozioni più profonde e di dare voce ai nostri sogni.”
Foscolo e Leopardi lo seguirono a ruota, sorridendo. “E che briniamo anche all’amore”, aggiunse Foscolo, “a questa forza immensa che ci spinge a fare follie e a scrivere versi immortali.”
“E alla vita”, concluse Leopardi, con un filo di voce, “anche se a volte è dura e crudele, è comunque un dono prezioso che dobbiamo imparare ad apprezzare.”
Il pranzo continuò per diverse ore, tra risate, brindisi e discorsi profondi.
I tre poeti, così diversi per carattere e stile, scoprirono di avere molto in comune: l’amore per la bellezza, la passione per la parola e il desiderio di lasciare un segno indelebile nel mondo.
Quando fu il momento di salutarsi, si abbracciarono calorosamente. “Grazie per questa giornata, amici miei”, disse Neruda. “È stata davvero speciale.”
“E grazie a te, Pablo”, rispose Foscolo. “Ci hai fatto ridere e ci hai fatto riflettere.”
“E grazie a voi due”, concluse Leopardi. “Mi avete fatto sentire meno solo.”
Sotto il sole romano, i tre poeti si separarono, ognuno con il cuore colmo di nuove emozioni e ispirazioni.
Il pranzo dei poeti era stato un incontro inaspettato, ma che aveva lasciato un segno indelebile in tutti e tre.
Era la prova che anche i più grandi geni della letteratura hanno bisogno di un po’ di leggerezza e convivialità per poter esprimere al meglio il loro talento.