La DefHouse nasce da un’idea di Luca Casadei e Giuseppe Greco firmata da WSC (Web Stars Channel): “Una casa ispirata ed aspirazionale per il mondo della GenZ, interattiva e ad alto contenuto tecnologico, studiata nei particolari in modo tale che qualsiasi spazio sia stimolante per produrre un contenuto. Non è quindi solo una semplice location, bensì un vero e proprio media a 360° che comunica con la propria voce, attraverso i propri profili social e quelli degli ospiti”.
I ragazzi (tra i 16 e i 20 anni) sono stati selezionati dopo aver esaminato centinaia di profili social: “C’è chi è portato per il ballo, chi per il canto, altri per la recitazione e così via – spiega Giuseppe Greco – la scelta è stata fatta non in base alla loro popolarità o al numero di followers sui social, ma perché abbiamo intravisto in loro un talento da coltivare e la capacità di funzionare come gruppo, per contaminarsi a vicenda e dare un valore più alto al progetto”.
I ragazzi vivono la loro vita in assoluta autonomia ma sono anche coinvolti in corsi di formazione sia su temi artistici che di attualità come l’ecologia e la sostenibilità, la politica e le forme di comunicazione (verbale e non verbale), nonché sulle nuove professioni digitali. Precisazione d’obbligo: Defhouse non è una piccola ‘casa del grande fratello’, non è un reality show, non ci si può ‘sbirciare’ dentro insomma. I ragazzi decidono se, come e quando comunicare via social.
Entrare nella Defhouse è un’esperienza unica: colori, luci, energia prima ti colpiscono, poi ti conquistano.
La prima casa in Italia a misura di creator è stata aperta lo scorso ottobre a Milano, ha continuato a crescere come fenomeno social e, oggi, si arricchisce di una nuova collaborazione creativa, quella con il brand OPPO, marchio di smartphone tra i più importanti al mondo.
La nuova famiglia di telefoni OPPO Find X3 e l’ecosistema di accessori del brand, infatti, accompagneranno e supporteranno i giovani artisti nella creazione dei loro contenuti.
«La Defhouse è un’esplosione di colori», racconta Isabella Lazzini, Chief Marketing Officer OPPO Italia. «Ogni area è davvero instagrammabile: anche l’antibagno ha la sua creatività. E questa esplosione di colori assieme al fatto che hai ragazzi giovanissimi, con tantissima voglia di fare, che lavorano e creano anche con la tecnologia ha fatto sì che Defhouse rappresentasse un ambiente di creatività pazzesco per Find X3 che ha come mantra “la riscoperta del colore”, ma in generale per la tecnologia OPPO. Noi diciamo sempre “tecnologia come forma d’arte”, arte anche di creare. A qualunque età in qualunque ambiente. E, a maggior ragione, nell’ambiente più colorato d’Italia».
«Una partnership», spiega Lazzini, «che si sviluppa nella misura in cui la tecnologia OPPO – smartphone, audio, wearable, watch, band – diventerà il veicolo dei loro contenuti per tutti i social a cui i ragazzi si rivolgono. E il bello è che lo faranno col loro tono di voce, parlando su TikTok, ma non solo. TikTok è un social che si distanzia un po’ dagli altri e dove anche i brand possono avere un modo di comunicare meno istituzionale. Anche questo è uno dei motivi per cui abbiamo deciso di lavorare con loro: per portare il racconto del marchio alle varie audience in maniera genuina. Per parlare ai giovani devi farlo usando il loro linguaggio, col loro tono di voce».
Un codice di comunicazione frizzante, come si vede nel video che pubblichiamo qui sopra e che è stato realizzato proprio con OPPO Find X3 Pro dai ragazzi della Defhouse.
Abbiamo incontrato Simone Berlini, Jasmin Zangare, Davide Moccia, Tommaso Donadoni, Alessia Lanza, Yusuf Panseri, Florin Vitan e Marco Bonetti per capire come si vive nella casa più «instagrammabile» che ci sia. Tra studio, turni nelle faccende domestiche, sport, giochi… condivisi con i coinquilini, ma anche con un audience totale che raggiunge i 20 milioni di persone.
«Il tutto è iniziato nella primavera del 2020 – racconta Davide Moccia, uno degli otto inquilini della Defhouse – quando ci siamo iniziati a conoscere, tramite social perché arriviamo da luoghi differenti d’Italia, e abbiamo iniziato a interagire, tra noi e con le persone che ci seguivano. Piano piano ci siamo conosciuti tutti, riuscendo poi a ottenere l’opportunità di stare tutti assieme, tramite un percorso fatto nel periodo estivo: per varie settimane ci siamo incontrati in diverse case, in differenti parti d’Italia. Partendo da Como siamo stati in due case diverse in Toscana, poi a Brescia e, il 17 ottobre, abbiamo finalmente concretizzato il progetto e siamo entrati nella Defhouse. Siamo stati molto contenti di questa opportunità».
Marco Bonetti: «È stata una grande soddisfazione far parte di tutto il percorso»
Simone Berlini: «La cosa bella è che all’inizio, quando ci siamo conosciuti, non pensavamo di arrivare a una cosa del genere. Per un gruppo di amici avere un’opportunità del genere è una figata unica e l’abbiamo sposata subito».
Nessun dubbio a trasferirvi in una casa che non è la vostra in una città nuova?
Tommaso Donadoni: «Come diceva Davide, c’è stato tutto un percorso prima. Abbiamo visto che ci trovavamo bene tutti e otto e, così, abbiamo cominciato anche noi a credere nel sogno di convivere definitivamente e non solo una settimana ogni tanto».
Anche sull’estetica della casa avete potuto dare le vostre idee?
Davide: «Più che altro abbiamo influito sulle nostre camere da letto, siamo riusciti a personalizzarle in base ai nostri gusti. Per esempio la mia è blu, perché sia a me sia a Yusuf piace da morire questo colore, che ci ispira un senso di libertà. Inoltre, sulle pareti ci sono dei led con le nostre emoji che, prima di cominciare, ognuno di noi ha deciso. Per esempio, la mia è la “faccina ghiacciata”, quella di Yusuf è un fantasma. Ogni emoji ha un significato particolare».
Cosa vi piace di più della Defhouse?
Tommaso: «La sala di produzione, perché è uno spazio dove abbiamo un sacco di tecnologie per realizzare i nostri video e c’è un’esplosione di creatività: ci sono idee contrastanti che si incontrano. Se io voglio fare un determinato video, trovo altre sette menti che mi danno una mano e tante idee per farlo diventare una hit. Come concetto, invece, la cosa che mi piace di più è che sono stimolato 24 ore su 24, sette giorni su sette».
Davide: «Mi piace il percorso che viene fatto all’interno della casa: è una crescita formativa. Non andiamo mai a dormire senza aver imparato niente. Appena appoggiamo la testa sul cuscino siamo consapevoli che quel giorno abbiamo imparato almeno una cosa in più. Dal lato estetico, invece, mi piace indubbiamente questa esplosione di colori che c’è nella casa, il fatto che riesca a instaurare sempre un mood positivo, felice. Ogni parete ha un mood a sé e, cambiando parete, cambiamo background per i nostri contenuti e possiamo dare sfumature diverse, messaggi diversi. Penso che sia una cosa unica».
Come si svolge la vostra giornata tipo?
Jasmin Zangare: «Io, come alcuni di noi, vado ancora a scuola e frequento il liceo. Quindi ho la sveglia alle 8 – in questo momento siamo in dad – e studio più o meno fino alle 13.30. Io e Youssuf studiamo alla mattina, mentre Davide, Tommaso e Marco fanno il pomeridiano. Ognuno di noi frequenta un indirizzo diverso. Finite le lezioni è il momento di cucinare: abbiamo delle turnazioni e una tabella anche per questo, per essere sempre coordinati. Il mio pomeriggio è dedicato ai contenuti e ai corsi di formazione. Per esempio recitazione, taekwondo, cucina, linguaggio del corpo, inglese… La sera si riparte: c’è chi studia, chi cucina… Appena abbiamo momenti liberi cerchiamo di riempirli».
Quando lavorate a un Tiktok, a un progetto come fate capire che può funzionare? Che caratteristiche deve avere?
Yusuf: «Per fare un contenuto di successo parte tutto dalla qualità. Dopo di che, per renderlo figo, ci devi mettere qualcosa di te per differenziarlo dagli altri contenuti. Se c’è un trend e fanno tutti determinate cose, tu lo prendi e lo modifichi, oppure lo fai diventare un’altra cosa. Questo è giudicato cool. Noi principalmente ci occupiamo di trasmettere “good vibes“, su Youtube, Instagram o TikTok».
Quanto conta lo smartphone che usate e che caratteristiche deve avere?
Florin Vitan: «Per fare un video di qualità sicuramente ci vuole una luce perfetta – noi siamo dotati di strumenti e luci professionali – poi c’è dietro anche uno studio di outfit e, dal punto di vista tecnologico, devi avere un dispositivo che ti riprenda bene. Noi, per esempio, abbiamo cominciato a usare OPPO Find X3 Pro che sicuramente è ottimo a livello di fotografia e luci, perché ha la capacità di catturare un miliardo di colori differenti e far percepire meglio il video che puoi realizzare per il contento. Ad esempio, il video che vi abbiamo mandato del tour della casa è stato realizzato con OPPO Find X3 Pro. Un’altra cosa con cui mi sono trovato molto bene è lo stabilizzatore del telefono, che è una cosa assurda. Stupendo».
Tommaso: «Mi ha colpito la modalità Microscopio: la stavo provando con Davide e siamo riusciti a vedere le minime imperfezioni che avevamo sulla pelle».
Davide: «Io ho testato il microscopio anche su un grillo ed è stato assurdo: ho visto cose che con l’occhio umano non sarei mai riuscito a guardare».
Chi sono i vostri follower?
Alessia Lanza: «Abbiamo target differenti sui diversi social. Per esempio, su Tiktok sono più piccoli che su YouTube e Instagram. Così abbiamo più responsabilità e, quindi, mostrare cose molto positive e magari insegnare qualcosa. Su Facebook facciamo contenuti più comici, su Youtube facciamo sempre delle esperienze che alla fine hanno un insegnamento. Come numeri, se non sbaglio, abbiamo in totale tra i 15 e i 20 milioni di follower. Ma noi ai numeri non diamo tanta importanza. Vogliamo dare importanza alla qualità e alle persone che ci seguono: trasmettere good vibes, stimolarli ed essere un punto di riferimento positivo per chiunque ci segua».
Sembra tutto molto divertente, ma non ci sono problemi tra di voi?
Marco: «Avendo fatto tutto un percorso prima, i problemi di convivenza li abbiamo sorvolati. Abbiamo avuto modo di dirci subito le cose che non andavano e risolverle prima ancora di entrare».
Il progetto ha una data di scadenza? Prima o poi vi faranno uscire dalla casa?
Alessia: «La cosa positiva di Defhouse è che possiamo imparare un sacco di cose. Quindi, sostanzialmente, quando penseremo di aver imparato tutto quello che vogliamo sapere si interrompe il percorso. Sono sicura che non accadrà mai…
Davide: «Anche perché – non so se posso “spoilerarlo” – l’obiettivo è molto grande. Siamo solo all’inizio».
Simone: «Per fortuna abbiamo una grande possibilità. Tutti parliamo,non solo a un pubblico italiano, ma, soprattutto su TikTok, abbiamo un notevole pubblico dall’estero. Ci stiamo facendo notare in tutto il mondo: molti dei nostri video sono diventati virali, il profilo @defhouse_ sta crescendo a dismisura e ogni video che facciamo è di qualità – secondo me – incredibile. Noi siamo qui per imparare e crescere tutti assieme, anche con gli stimoli che ci dà Def, l’entità della casa. E, sinceramente, voglio crescere, ma non troppo in fretta perché non voglio andare via dalla Defhouse».
Si scrive collab house, si legge luna-park: errore. Almeno a Milano, perché nella nuova Defhouse, la casa per influencer che ospita otto giovanissimi under 20, si parla anche di politica e si discute di attualità.
Pensata per diventare un hub di formazione per TikTokkers (non tanto in erba), è “la prima Concept House in Italia e al mondo dove gli inquilini vengono stimolati in continuazione a coltivare il proprio talento“. Dimenticatevi dunque il lussureggiante mood da villa californiana che anima le numerose confraternite americane consacrate al co-living da milioni di like: qui, tra un balletto e l’altro, si studia e si apprende. #FocusOnYourPotential recita il mantra della casa progettata dalla digital company Web Stars Channel. Certo engagement e spettacolo continuano a tenere forte i fili del business, ma i ragazzi scelti sono attori liberi che, in un palcoscenico d’eccezione, danno prova delle loro capacità in un percorso professionale quanto personale.
A vegliare su di loro, nel nome della disciplina, c’è Defne, un’entità indefinita che parla agli utenti e agli ospiti snocciolando quotidianamente un palinsesto artistico e culturale da seguire.
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Otto creator sul tetto dei social. La Defhouse di Milano è il primo hub di formazione per gli influencer