Il documentario “Crescere davanti a uno schermo” Smartphone, tablet, pc: onnipresente nel quotidiano, la tecnologia digitale ha stravolto i rapporti sociali e cambiato la percezione del tempo; eppure, il tema del suo impatto sul cervello umano ha ancora molte zone d’ombra.
Specialmente tra i giovanissimi, l’esposizione e la dipendenza dagli schermi rappresenta una sfida neurologica senza precedenti.
In questo documentario, le testimonianze di specialisti e psichiatri indicano l’orizzonte della ricerca scientifica.
Le mani di un neonato toccano per la prima volta un tablet dopo neanche quattro mesi di vita: è l’inizio di un amore inseparabile che lo terrà incollato allo schermo fino a 6 ore al giorno, ancora prima di sapere cosa sia la scuola.
Raggiunta l’età adolescenziale, quasi metà del proprio tempo da sveglio sarà illuminato dalla luce artificiale dello smartphone, del pc o della tv. Ecco il nuovo mondo, da un decennio a questa parte. La domanda è:
Tutto questo è un bene o un male? Per gli psichiatri e i ricercatori la risposta è nel nostro cervello.
“Crescere davanti a uno schermo” è il documentario di Arte.tv che raccoglie le testimonianze di alcuni neuroscienziati impegnati a scoprire gli effetti della tecnologia digitale sulla salute mentale dei più giovani, ancora emotivamente fragili e in via di sviluppo.
Diretto da Raphael Hitier e coprodotto da ARTE France, Effervescence Doc e Palmyra Films, il film mette subito lo spettatore di fronte a una serie di problematiche che non potranno non suonare familiari: deficit di apprendimento e ritardo nell’uso del linguaggio da parte dei bambini, dipendenza da videogiochi nei ragazzi, incapacità di ascolto e di concentrazione, difficoltà sempre maggiori nelle relazioni sociali. Il tutto corredato da dati allarmanti. E poi ci sono scienziati e ricercatori, che attraverso gli esperimenti più innovativi cercano di capire se, come e perché dieci anni di abitudini digitali hanno creato una generazione di malati.
Le prove che confermino l’ipotesi non sono però a portata di mano: “Di norma servono venti anni per dimostrare le conseguenze di un fattore esogeno sul corpo umano. I tablet e il loro uso da parte dei bambini risalgono a pochi anni fa.
Questi strumenti sono stati messi sul mercato prima ancora di averne studiati gli effetti“.
La premessa posta dalla dottoressa Daphne Bavelier, professoressa di neuroscienze all’Università di Ginevra, è alla base delle difficoltà riscontrate dalla comunità scientifica nella ricerca di un nesso causale tra la “bulimia da schermo” e i mutamenti strutturali nel cervello dei soggetti più esposti.
Le indagini di Raphael Hitier si concentrano su alcuni risultati interessanti ottenuti da esperimenti come quello sui topi bombardati da cartoni animati, condotti al Seattle Children’s Hospital, o come le soluzioni “made in China” alla dipendenza da videogame nei minori tra i 12 e i 18 anni, internati in veri e propri centri di riabilitazione sociale mediante una disciplina militare.
Quello che emerge dal documentario è un quadro preoccupante di rischi fisici e psicologici prodotti da un eccessivo uso dei device digitali in ogni ambito della nostra vita.
I pericoli più grandi riguardano proprio i bambini, che assimilano senza filtri abitudini nocive destinate a segnarli per sempre.
Non tutti i mali vengono per nuocere. “Crescere davanti a uno schermo” mostra anche le opportunità nascoste dietro un’intensa attività da nerd digitali: sapevate che i gamer degli sparatutto in prima persona sviluppano riflessi migliori della media e una maggiore capacità di concentrazione a breve termine.
In fondo uno schermo è uno schermo; computer e televisioni sono dei soprammobili e i social network, pur programmati per sfruttare le debolezze psicologiche, non devono per forza divorare il nostro tempo libero.
L’uomo non è vittima della tecnologia, ma dell’uso che ne fa.
Quali cause sociali e culturali ci spingono a fuggire dalla realtà per annegare in un mondo virtuale?
Fonte BY Continua a leggere su :
https://it.mashable.com/4516/documentario-arte-tv-tecnologia-bambini-Raphael%20Hitier
https://www.arcoiris.tv/scheda/it/23840/
Smombies Smartphone Zombie
Chi sono gli smombies?
Termine coniato in Germania nel 2008, è formato da smartphone e zombie, a indicare un fantasma o un morto vivente che si aggira per le strade, completamente posseduto dal suo apparecchio, ipnotizzato dal display, dal passo incerto e dai pollici frenetici per scorrere i messaggi. Le altre persone e il traffico è come se non esistessero. E il fenomeno non è limitato ai giovani, ma riguarda persone di tutte le età.
Le principali cause di distrazione, e quindi di incidenti, sono l’invio di SMS e le telefonate mentre si attraversa una strada. La lettura dei messaggi sui social può portare a sbattere contro cartelli segnaletici o altre persone, magari altrettanto assorte con il loro smartphone.
In alcuni paesi si usano semafori lampeggianti o sonori, o si riservano percorsi solo agli utilizzatori di apparecchi mobili.
A Seul, Corea del Sud, ci sono cartelli di pericolo dedicati agli smombie.
Il termine può indicare anche automobilisti che consultano il telefono al volante della loro auto, con grave pericolo di causare incidenti.
ATTENZIONE AGLI ZOMBIES ⚠
Se per strada ti fermi in un angolo per guardare il tuo smartphone, e poi riprendi a camminare guardandoti intorno, va tutto bene.
Altrimenti stai per diventare uno smombie, e rischi di trasformarti da morto vivente in morto defunto
Questo neologismo si riferisce ad un comportamento antisociale del connected people sviluppatosi con gli smartphone, e si riferisce a chi va in giro con gli occhi fissi sul telefono, ignorando ciò che succede intorno, con rischi di danneggiare sé e gli altri.
pedone che fissa lo smartphone mentre incurante del traffico attraversa la strada
https://it.wiktionary.org/wiki/smombie