Totò uno dei più grandi interpreti del teatro e del cinema italiano è stato la maschera per eccellenza. Artista a tutto tondo ha calcato le scene del teatro, girato più di cento film oltre ad aver scritto canzoni e poesie entrate nella tradizione italiana.
Descrivere cosa è stato Totò per l’Italia e per gli italiani, da almeno 5 generazioni, è difficile se non impossibile, come è impossibile scindere la maschera dal Principe.
“Signori si nasce e io lo nacqui, modestamente!” recitava il Principe Antonio de Curtis
Per anni dedito alla comicità, in maniera eccellente si è guadagnato il diritto a mettere il suo nome direttamente nel titolo di film diventati classici.
Il suo nome completo è lunghissimo: Antonio Griffo Focas Flavio Angelo Ducas Comneno Porfirogenito Gagliardi de Curtis di Bisanzio, in arte, appunto, Totò.
Antonio De Curtis, decisamente più conosciuto come Totò, nasce a Napoli il 15 febbraio 1898 alle ore 7:30, al secondo piano del numero civico 109 in via Santa Maria Antesaecula al Rione Sanità.
La madre, Anna Clemente, lo registra all’anagrafe come Antonio Clemente e nel 1921 sposa il marchese Giuseppe De Curtis che successivamente riconosce Antonio come suo figlio.
Totò inizia dunque a recitare giovanissimo in piccoli e scalcinati teatri di periferia proponendo al pubblico imitazioni e macchiette accolte inizialmente con poco entusiasmo.
A soli sedici anni ha l’amara impressione che la sua passione non può avere sbocchi significativi, e si arruola come volontario nell’esercito, in cui ben presto si trova però a soffrire per le differenze gerarchiche che quella carriera comporta.
Alla fine della guerra Totò riprende la sua attività teatrale a Napoli, ancora con poco successo ma nel 1922 si trasferisce a Roma con la famiglia.
La vera consacrazione avviene a Napoli, in particolare grazie agli spettacoli della rivista “Messalina” (accanto a Titina de Filippo). Intanto era anche nata la figlia Liliana dall’unione con Diana Bandini Rogliani, che sposerà nel 1935 (divorzierà quattro anni dopo in Ungheria, ma vivranno comunque insieme fino al 1950).
Per molti anni Totò è padrone del palcoscenico, recitando accanto ad attori famosissimi quali Anna Magnani e i fratelli De Filippo, in molte riviste di successo, continuando poi la sua carriera, com’è fisiologico, anche nel mondo del cinema. Già nel 1937 aveva debuttato nel cinema con “Fermo con le mani” e fino al 1967 interpreterà circa un centinaio di film.
Totò era pigro, dormiva fino a tardi e si metteva in movimento solo verso le cinque del pomeriggio.
Totò: “Era un uomo così antipatico che dopo la sua morte i parenti chiesero il bis”, la maschera e l’ironia. Totò ha segnato un tempo che lega Prandello e Eduardo De Filippo.
L’ironia che si fa riso – sorriso. Un concetto profondamente pirandelliano: “Di notte, quando sono a letto, nel buio della mia camera, sento due occhi che mi fissano, mi scrutano, mi interrogano, sono gli occhi della mia coscienza”. “La mia faccia non mi è nuova, ce l’ho da quando sono nato”.
Sua madre, Anna Clemente, lo registra all’anagrafe come Antonio Clemente. Solo nel 1928 Giuseppe de Curtis riconoscerà Antonio come suo figlio naturale.
Nel 1946 il tribunale di Napoli gli riconosce il diritto a fregiarsi dei nomi e dei titoli di: Sua Altezza Imperiale Antonio Porfirogenito della stirpe Costantiniana dei Focas Angelo Flavio Ducas Comneno di Bisanzio, Principe di Cilicia, di Macedonia, di Dardania, di Tessaglia, del Ponto, di Moldava, di Illiria, del Peloponneso, duca di Cipro e di Epiro, conte e duca di Drivasto e Durazzo.
Da bambino si divertiva a giocare al prete. In casa, si era costruito un altarino guarnendolo di candele. Una vocazione svanita, poi, con l’adolescenza.
Nel quartiere lo avevano soprannominato ‘o spione: conosceva le marachelle di tutti ed arrivava anche a pedinare chi lo incuriosiva per qualche atteggiamento.
La deviazione del setto nasale, da cui deriva l’inconfondibile forma del naso di Totò, fu dovuta ad un pugno ricevuto durante una giocosa partita di boxe nel cortile del collegio Cimino. “Totò nel suo aspetto fisico è nato allora, mi è minore di dodici anni”, affermò Antonio de Curtis tempo dopo.
Quanto guadagnava Totò a film?
Un Totò spendaccione, forse? Niente di tutto questo… Quando lui a fine film percepiva il suo compenso, cambiava i soldi in bigliettoni da 10’000¹ Lire, in un’epoca in cui tale importo poteva equivalere ad una cifra dai 200 Euro fino a 500 Euro attuali e riempiva due valigie piuttosto grandi.
Quindi saliva in macchina con questo carico e a ora già tarda si faceva portare Da Roma a Napoli dal suo autista personale (Totò non guidava la macchina) e raggiungeva la città partenopea.
Arrivava che era già notte fonda e la città era completamente immersa nel sonno, diceva al suo autista di aspettarlo in un posto preciso e partiva per le strade deserte. Percorreva i Bassi di Napoli col suo prezioso carico e sotto ogni porta delle povere famiglie di allora infilava un foglio da 10’000…10’000, 10’000, 10’000, 10’000, 10’000…..
Antonio badava scrupolosamente di non saltare nemmeno una porta, lui, quei posti lì, li conosceva come e meglio delle sue tasche e seminando il suo viatico per quei luoghi che tanto amava…
Peppino De Filippo
Alla comicità strabordante del Principe si affiancò questo genio cresciuto a pane e teatro, con una comicità dunque diversa da quella di Totò, più sommessa e meno appariscente, ma non per questo meno incisiva.
Erano dei geni tutti e due e gli aneddoti sulla famosa “lettera” alla signorina, si sprecano. Improvvisarono tutto e di tutto quel giorno, con gli addetti ai lavori che non riuscivano a trattenersi dal ridere… e d’altra parte non si poteva dar loro torto.
Con il senno di poi, dire che quella scena fu improvvisata e non costruita a tavolino, per quanto fu perfetta nei tempi comici dei due, sembra fantascienza, invece è cosi.
Nei film girati dai due, Peppino era sempre succube di Totò, tanto da divenirne una costante.
Il secondo, un altro genio, fu Aldo Fabrizi che, quasi in contrapposizione a Peppino, era colui che “vessava” Totò nelle parti dei suoi film.
Il 14 aprile interrompe la lavorazione e nella notte di sabato 15 aprile subisce un gravissimo infarto
Il 15 aprile 1967, intorno alle tre e mezzo del mattino (l’ora in cui abitualmente si ritirava per dormire), dopo un susseguirsi di vari attacchi cardiaci, Totò si spegne.
Alle 11:20 del 17 Aprile 1967 la salma è trasportata nella chiesa di Sant’Eugenio in Viale delle Belle Arti. Sulla bara, la bombetta con cui aveva esordito e un garofano rosso.
Alle 16:30 la sua salma giunge a Napoli accolta, già all’uscita dell’autostrada e alla Basilica del Carmine, da una folla enorme.
“Al mio funerale sarà bello assai perché ci saranno parole, paroloni, elogi, mi scopriranno un grande attore: perché questo è un bellissimo paese, in cui però per venire riconosciuti qualcosa, bisogna morire”. Parole tristemente profetiche quelle riportate da Franca Faldini, compagna di Totò e da lui pronunciate come un singolare pronostico che non ha potuto che tradursi in realtà. continua su:
Come morì Antonio De Curtis?
Morì due giorni dopo, il 15 apr. 1967 – a seguito di un’ennesima crisi cardiaca – a Roma nella sua casa di viale Parioli, assistito da Franca Faldini.
A LIVELA – Celebre poesia più amata da Totò che ironizza sulla morte
La poesia “A Livella” di Totò si basa su un concetto chiave: la morte rende tutti uguali, ricchi e poveri.
‘A livella, composta nel 1964 e formata 104 versi, tutti endecasillabi in rime alternate, ripartiti in ventisei strofe.
La poesia affronta con l’ironia e la leggerezza tipica di Totò il tema della morte, ricordando come al di là delle professioni e posizioni che occupiamo in vita, in fondo davanti all’ultimo passo siamo tutti uguali e umani.
Rileggiamo la celebre poesia di Totò che affronta con ironia il tema della morte:
Ogn’anno,il due novembre,c’é l’usanza
per i defunti andare al Cimitero.
Ognuno ll’adda fà chesta crianza;
ognuno adda tené chistu penziero.Ogn’anno,puntualmente,in questo giorno,
di questa triste e mesta ricorrenza,
anch’io ci vado,e con dei fiori adorno
il loculo marmoreo ‘e zi’ Vicenza.St’anno m’é capitato ‘navventura…
dopo di aver compiuto il triste omaggio.
Madonna! si ce penzo,e che paura!,
ma po’ facette un’anema e curaggio.’O fatto è chisto,statemi a sentire:
s’avvicinava ll’ora d’à chiusura:
io,tomo tomo,stavo per uscire
buttando un occhio a qualche sepoltura.“Qui dorme in pace il nobile marchese
signore di Rovigo e di Belluno
ardimentoso eroe di mille imprese
morto l’11 maggio del’31″‘O stemma cu ‘a curona ‘ncoppa a tutto…
…sotto ‘na croce fatta ‘e lampadine;
tre mazze ‘e rose cu ‘na lista ‘e lutto:
cannele,cannelotte e sei lumine.Proprio azzeccata ‘a tomba ‘e stu signore
nce stava ‘n ‘ata tomba piccerella,
abbandunata,senza manco un fiore;
pe’ segno,sulamente ‘na crucella.E ncoppa ‘a croce appena se liggeva:
“Esposito Gennaro – netturbino”:
guardannola,che ppena me faceva
stu muorto senza manco nu lumino!Questa è la vita! ‘ncapo a me penzavo…
chi ha avuto tanto e chi nun ave niente!Stu povero maronna s’aspettava
ca pur all’atu munno era pezzente?Mentre fantasticavo stu penziero,
s’era ggià fatta quase mezanotte,
e i’rimanette ‘nchiuso priggiuniero,
muorto ‘e paura…nnanze ‘e cannelotte.Tutto a ‘nu tratto,che veco ‘a luntano?
Ddoje ombre avvicenarse ‘a parte mia…
Penzaje:stu fatto a me mme pare strano…
Stongo scetato…dormo,o è fantasia?Ate che fantasia;era ‘o Marchese:
c’o’ tubbo,’a caramella e c’o’ pastrano;
chill’ato apriesso a isso un brutto arnese;
tutto fetente e cu ‘nascopa mmano.E chillo certamente è don Gennaro…
‘omuorto puveriello…’o scupatore.
‘Int ‘a stu fatto i’ nun ce veco chiaro:
so’ muorte e se ritirano a chest’ora?Putevano sta’ ‘a me quase ‘nu palmo,
quanno ‘o Marchese se fermaje ‘e botto,
s’avota e tomo tomo..calmo calmo,
dicette a don Gennaro:”Giovanotto!Da Voi vorrei saper,vile carogna,
con quale ardire e come avete osato
di farvi seppellir,per mia vergogna,
accanto a me che sono blasonato!La casta è casta e va,si,rispettata,
ma Voi perdeste il senso e la misura;
la Vostra salma andava,si,inumata;
ma seppellita nella spazzatura!Ancora oltre sopportar non posso
la Vostra vicinanza puzzolente,
fa d’uopo,quindi,che cerchiate un fosso
tra i vostri pari,tra la vostra gente””Signor Marchese,nun è colpa mia,
i’nun v’avesse fatto chistu tuorto;
mia moglie è stata a ffa’ sta fesseria,
i’ che putevo fa’ si ero muorto?Si fosse vivo ve farrei cuntento,
pigliasse ‘a casciulella cu ‘e qquatt’osse
e proprio mo,obbj’…’nd’a stu mumento
mme ne trasesse dinto a n’ata fossa”.”E cosa aspetti,oh turpe malcreato,
che l’ira mia raggiunga l’eccedenza?
Se io non fossi stato un titolato
avrei già dato piglio alla violenza!””Famme vedé..-piglia sta violenza…
‘A verità,Marché,mme so’ scucciato
‘e te senti;e si perdo ‘a pacienza,
mme scordo ca so’ muorto e so mazzate!…Ma chi te cride d’essere…nu ddio?
Ccà dinto,’o vvuo capi,ca simmo eguale?…
…Muorto si’tu e muorto so’ pur’io;
ognuno comme a ‘na’ato é tale e quale”.”Lurido porco!…Come ti permetti
paragonarti a me ch’ebbi natali
illustri,nobilissimi e perfetti,
da fare invidia a Principi Reali?”.”Tu qua’ Natale…Pasca e Ppifania!!!
T”o vvuo’ mettere ‘ncapo…’int’a cervella
che staje malato ancora e’ fantasia?…
‘A morte ‘o ssaje ched”e?…è una livella.’Nu rre,’nu maggistrato,’nu grand’ommo,
trasenno stu canciello ha fatt’o punto
c’ha perzo tutto,’a vita e pure ‘o nomme:
tu nu t’hè fatto ancora chistu cunto?Perciò,stamme a ssenti…nun fa”o restivo,
suppuorteme vicino-che te ‘mporta?
Sti ppagliacciate ‘e ffanno sulo ‘e vive:
nuje simmo serie…appartenimmo à morte!”
Links alle fonti video Youtube su Totó ricerche Antonio De Curtis frasi celebri scene dei films di Totó
http://www.antoniodecurtis.com/
https://www.associazioneantoniodecurtisinartetoto.com/
https://biografieonline.it/biografia-toto
https://www.vienianapoli.com/2017/03/antonio-de-curtis-in-arte-toto-le-13.html
Totò mori poverissimo https://www.facebook.com/forsenontuttisanno/posts/371482233025316/